Come noto, da circa un mese il quartiere che ruota attorno a via Martinetti è in subbuglio.
La notizia della delibera di fine gennaio con cui il Comune ha conferito al Fondo Immobiliare Milano II l'area dell'ex asilo Martinetti è piovuta come un fulmine a ciel sereno sul terreno del dialogo e del confronto con la cittadinanza, che proprio il Comune aveva avviato in occasione dell’
incontro dell’Ottobre 2017, suscitando tra i più vive preoccupazioni sul futuro dell’area stessa. Dopo tante parole dette e scritte sul gruppo Facebook, gli incontri con il Presidente del Municipio di Zona 7 Bestetti, prima, e con la consigliera comunale Arienta, poi e il botta e risposta via email con l’Assessore Tasca, sento la necessità di raccogliere le idee e mettere qualche punto fermo sulla vicenda.
Primo. Il Comune, stretto dalle necessità di bilancio, ha ceduto l’area al Fondo, che presto ne entrerà – anche dal punto di vista tecnico/formale – in pieno possesso. Il Comune rassicura sul fatto che il parchetto pubblico non è interessato, neppure parzialmente, dall'operazione, sebbene la delibera su questo aspetto abbia fatto sorgere qualche dubbio.
Secondo. Il Fondo è gestito da una banca, ha una data di scadenza che è il 31/12/2021 e fino ad allora ha il preciso scopo di vendere tutti i suoi asset ad investitori istituzionali (ie.: fondi comuni di investimento, fondi pensione, assicurazioni… in una parola: privati), puntando a massimizzare i profitti. Ma per far funzionare questo strumento sono stati prestati dei soldi e ci sono costi di gestione ricorrenti: il conto da saldare a finale nel caso in cui il Fondo non raggiungesse i suoi obiettivi potrebbe essere salato e ricadrebbe sul Comune, creando altri problemi di bilancio. Al 31/12/2017 il debito “outstanding” era già arrivato a 32,2 milioni di euro. Mi domando, quindi, se arrivasse un compratore interessato a Martinetti 23 come potrebbero dirgli di no?
Terzo. Da quanto si legge nella delibera, il Fondo ha acquisito il 50% degli asset corrispondendo al Comune 60 milioni di euro, mentre per l’altro 50% ha assegnato delle quote, in ragione delle quali il Comune è beneficiario dei risultati della valorizzazione. Non sono un esperto, ma trovo che nell’affermazione “il Fondo è al 100% proprietà del Comune” ci sia qualcosa che non quadra. Mi piacerebbe che qualcuno dal Comune spiegasse bene come funzionano le cose, per capire anche quali possibilità ci sono che gli asset invenduti possono ritornare nella piena disponibilità del Comune o quale potere reale possa esercitare il Comune nell’indirizzare lo sviluppo dell’area, nel momento in cui finisse in mano ai privati.
Quarto. Tema della destinazione d’uso. Le tavole del PGT-online riportano per quell’area le indicazioni di tessuto urbano consolidato, caratterizzato dalla presenza di servizi indispensabili, nella fattispecie “istruzione” (Tav.S.01). Il nuovo PGT conferma le stesse indicazioni. Secondo il Comune, quindi, un privato non potrà realizzare altro che servizi di interesse pubblico o generale. Tesi convincente, ma devo registrare il fatto che c’è chi come l'ex consigliere Giorcelli avanza dubbi e paventa addirittura la possibilita' di edilizia residenziale.
Quinto. Si è parlato molto del fatto che l’area necessiterebbe di bonifica: più onerosa se la si dovesse trasformare a verde pubblico (2,5 milioni), meno onerosa (0,8 milioni) se si volesse realizzare un parcheggio, dati forniti dal Comune. Ma su quale base sono state fatte le stime? Su quell’area insisteva un asilo e prima ancora una biblioteca, gli unici inquinanti plausibili potrebbero essere l’amianto (da escludere, perché è stato portato via in sicurezza quando è stato abbattuto l’asilo) o il combustibile da riscaldamento. Ma in questo caso, le perdite non dovrebbero interessare solo una piccola porzione dell’area? L’unica notizia certa è che sono stati condotti dei sondaggi preliminari nel 2012 e 2013, di cui però non si conoscono gli esiti. Nell’assemblea dell’ottobre 2017, l’Assessore Rabaiotti aveva annunciato che entro 6 mesi avrebbero fatto analizzare il terreno per stabilirne con precisione lo stato e i costi associati della bonifica: costo dell’operazione, 35.000 euro. Ma nulla è stato portato avanti.
Detto tutto questo, cosa possiamo fare noi? Io sarei dell’idea che dobbiamo costituirci formalmente come Comitato civico (quale nei fatti già siamo) e fare pressione a tutti i livelli. Anzitutto, politico, chiedendo nuovi incontri con i rappresentanti del Comune anzitutto per chiarire gli aspetti ancora oscuri e poi per riprendere quel percorso di progettazione condivisa. Tecnico, preparando le nostre osservazioni al PGT (in progress). Ambientale, chiedendo il supporto delle associazioni che si battono per il verde e che operano sul territorio. Sociale e “social”, continuando a tener viva l’attenzione del quartiere sul destino dell’area.
E con questo auguro a tutti Buona Pasqua e buon riposo. Ricaricate le energie, al rientro ce ne sarà bisogno!